giovedì 9 settembre 2010

Un senso di nausea...

Ho letto ieri questa lettera: http://www.uominibeta.org/2010/08/22/delirio-e-castigo/
e poi mi sono fiondata a leggere da loro: http://femminismo-a-sud.noblogs.org/post/2006/11/23/legittima-difesa/.

Sono rimasta nemmeno io so come...non lo so, davvero non trovo un aggettivo giusto. Per capire il mio post, dovete necessariamente leggere sempre che vi vada il racconto di quel sito. Pare sia un racconto di fantasia.
Al margine del racconto si fà presente che sia quasi un reato fare delle critiche, ma sinceramente me ne strafrego. Non mi piace giudicare ed essere giudicata, su quella che è la mia vita. Ma certe letture sono per stomaci forti.

Che la maternità non sia un Paradiso come vogliono farci credere è indubbio. Ma che si parli della propria creatura così, ce ne passa...L'intruso/a...non è li per caso, o perché ha chiesto asilo politico, ma perché si presume che due persone di sesso opposto si siano felicemente o infelicemente accoppiate e abbiano di comune accordo o meno deciso di farlo nascere.
Ancora non riesco a trovare l'aggettivo che mi spinge a scrivere questo post...Di sicuro mi ha turbata moltissimo, perché è da ieri che ci penso.
E non è stato tanto il racconto, ma soprattutto i commenti...Ma un sito sul femminismo, non conosce la legge sull'aborto?
Io sono contraria all'aborto, ma favorevole alla legge del libero arbitrio. Anche perché credo sia meglio non farlo nascere un bambino, piuttosto che affidarlo alle cure di determinate donne.

Ma voglio fare un distinguo....

Mi hanno colpito le parole crude e cattive...non verso una società che costruisce spesso false credenze, ma verso l'unico essere innocente che non ha nessuna colpa di trovarsi li.
E conosco molte donne che la pensano in tanti modi differenti.

O meglio conosco 4 tipi di donne...

1) La prima tipologia è quella che mette al mondo un figlio desiderandolo in modo sano e naturale e per fortuna non sono poche.

2) La seconda tipologia, lo mette al mondo, perché è così che si fa...Glielo impone l'ambiente in cui vive e perché si sentirebbe da meno rispetto le sue amiche già mamme. E ti fai gli zebedei quanto tutto il cosmo non appena ha messo alla luce il pargolo, perchè si sente tanto Santa senza aureola e se tu non hai figli , te lo rimarca e ti offende incurante di farti soffrire. Passata l'euforia iniziale se può affida l'infante ai nonni o ai parcheggi a pagamento. Ma non appena ti vede sulla sua traettoria non può fare a meno di dirti di quanto dura sia la sua vita, ma che vuoi mettere la soddisfazione di aver procreato e tu no! Ovviamente non usa queste parole, ma sa rendere al meglio l'idea.


3) Tipologia ricerca in modo ossessivo e con ogni mezzo se non ce la fa in modo naturale, di diventare mamma...Non mi sento di giudicare, so solo che io non lo farei.

4) La quarta tipologia è quella che se può e ci riesce adotta. Metà di loro sono realmente convinti e vogliono bene a questi bambini come se davvero li avessero messi loro al mondo...L'altra metà e parlo per esperienza sul campo invece lo fa perché appartenendo alla tipologia 2 di pensiero e non essendoci riuscita nemmeno seguendo l'iter della tipologia 3...vede l'adozione come ultima spiaggia. E non vi dico come trattano questi poveri bambini...Ho sentito a scuola con le mie orecchie dire ad una bambina polacca: Se continui così, ti rimando a cercare la spazzatura nei bidoni della spazzatura!!!

Insomma ritornando al racconto quale era il messaggio recondito?

Certo un figlio ti cambia la vita e forse è vero che non lo senti da subito, e che impari ad amarlo ogni giorno di più...E che ci siano giorni che non sopporti i suoi capricci, le sue urla...e che all'inizio guardare e pulire le sue cacchette e i suoi vomiti forse non è il massimo! Che per lui rinunci alle pizze, alle serate tra amici a tarda sera...certo certo...E' vita reale e chi dice il contrario spesso mente sapendo di mentire...Ma sono momenti naturali di fastidio, incertezza, stanchezza e anche paura di sentirsi inadeguati. Ampiamente poi recuperati da un sorriso, una smorfia e le piccole e grandi conquiste che fai ogni giorno con lui o lei.


E quindi come diavolo si fa a partorire un racconto del genere...come!? E come si fa a condividerlo soprattutto...

Quello che porti dentro di te, non è mai un nemico è una vita...lo puoi non comprendere sempre e persino infastidirti, ma come fai a non amarlo anche col tempo...Solo se sei snaturata e squilibrata posso 'comprenderlo'.

Forse sentivo solo un senso di nausea...






12 commenti:

  1. I bambini, gli innocenti, i piccoli...
    Cercati, voluti, pretesi e loro, ignari, nascono.

    Gli adulti? ... parliamone: in alcuni casi sono raccapriccianti.

    Un saluto ed un abbraccio
    Joh

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  2. Scioccata? Ma è poco!? Ho letto tutto, e sono senza parole. Lasciamo perdere il discorso aborto, perché io non lo concepisco, la legge dà la libertà di scelta, e scegliere non vuol dire solo eliminare il problema alla radice, ma anche permettere a una vita, sebbene indesiderata, di vivere la sua anche senza di te..
    E' sconcertante che una mente, femminile o maschile, abbia potuto concepire un racconto del genere, ma spesso realtà e fantasia, viaggiano su due binari paralleli..in lontananza i binari si incontrano, e si scontrano nei cambi, così che a volte la realtà diventa fantasia e la fantasia orribilmente (in questo caso), diventa realtà.
    Fare il genitore è il mestiere più difficile al mondo, e sono fermamente convinta che non tutti siano adatti a farlo: grazie a dio c'è chi lo fa bene, chi lo fa benino, chi lo fa sufficentemente, ma purtroppo c'è anche chi pensa di farlo bene anche se lo fa male, e c'è chi lo fa proprio male; in questi due casi possono derivare problemi allucinanti, che vanno a scapito del genitore e del bambino stesso.
    Credo che molte donne, non abbiano ancora chiaro il concetto che non si deve mettere al mondo una creatura per forza, e non è che se non ce la metti la tua esistenza non serve a niente..Anzi..
    Sono sconcertata perché l'elucubrazione di un racconto del genere, non è solo invenzione, fantasia, spirito noir o horror, è vera e propria pazzia, specie mettere in rete cose del genere, visto che menti labili esistono e non mancano di cercare spunti per liberarsi dalle proprie oppressioni.
    Un figlio, non è come essere posseduti da un demone, per cui si cerca l'esorcismo a tutti i costi per essere finalmente liberi dal male..
    Forse non ha del tutto torto chi ha parlato di apologia ed istigazione, visto che molti hanno approvato il "racconto"..
    Credo che si dovrebbe far attenzione a ciò che si scrive, ma soprattutto pensare a chi potrebbe leggere ciò che si scrive..e alle conseguenze che potrebbero derivarne..Allora la responsabilità non sarebbe solo di chi ha commesso il fatto, ma anche di chi lo ha ispirato..

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  3. Il senso del racconto ,secondo me, è suscitare scalpore,provocare ...tanto per cambiare (non se ne può più !), che povertà di spirito ,che pena !
    Provo una leggera nausea anch'io,ma non la credo (la tipa che racconta )..sarà perché faccio parte della prima categoria di donne da te citate.

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  4. E' la seconda volta che "tento" un commento a questo tuo post..
    Sono andata a leggere e..sai cara Nicole, cosa ho provato? Principalmente, noia. E poi si, un vago senso di pena. Proprio gli stessi sentimenti che provo quando vedo o leggo le ormai quotidiane volgarità gratuite che ci impone il mondo dei mass media.
    Era(il verbo al passato..è voluto!! ;o)), un "racconto" tecnicamente scritto male, partorito (mai termine fu più appropriato) dalla mente di una poveretta, che forse voleva dire delle cose, ma che di sicuro, non ha detto proprio nulla.
    Ripensandoci però... il figlio non potrebbe essere stata una metafora del suo cervello?? :oP
    Buona serata, cara.. :o)

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  5. Bé, che sia un racconto di fantasia è sicuro, altrimenti chi l'ha scritto sarebbe già dentro ;)
    Ho letto solo il racconto, nei commenti non sono riuscito ad entrare (onestamente non è che me ne dispiaccia). Al di là che certe cose sono di pessimo gusto e sarebbe semplicemente buon senso evitarle di scrivere, non dovresti cadere nel tranello della provocazione. Conosco donne con figli che mi dicono di "capire la Franzoni", perché nella fase della cosiddetta depressione post-parto, davvero, se non si è seguite, si rischia di perdere il controllo. E parlo di donne molto serie che hanno poi cresciuto con amore e attenzione i loro figli.
    Ecco, se vogliamo parlare di questo problema, parliamo di cose reali e non di un racconto che, francamente, non merita nemmeno una parola di più. Anzi, gli hai già dato un premio dedicandogli un post: quanti commenti aveva? Quanta gente sarebbe passata di lì senza pubblicità? Lasciate perdere, lasciate che scompaiano nel loro piccolo "gruppo noir", come amano chiamarsi.

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  6. E che cosa ci vedi di tanto strano in quel racconto?
    Primo..trattasi di "racconto" e come tale potrebbe parlare dell'invasione delle amebe giganti di Xenotipa, dodicesimo pianeta della galassia andoriana e sarebbe lo stesso solo un racconto.
    Secondo...alla fine non mica tanto lontano dalla realtà. Io non sono ovviamente donna e lungi da me interpretare o cercare di spiegare cosa prova una donna che cresce dentro di sè un figlio ma la psichiatria riporta tutta una serie di conclamate depressioni che possono colpire una donna durante la gravidanza e dopo il parto. Alcune di esse portano ad autentiche sindromi omicide nei confronti del bambino.
    Quindi il racconto condensa parte di fantasia e parte di situazioni possibili, non comuni ma sempre possibili.
    Poi.. si può discutere se bello o brutto od opportuno, ma sempre racconto è.
    a.y.s. Bibi

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  7. @Bibi
    Non si parlava di depressione post partum...

    Non era questo l'argomento in discussione su quel sito.
    O non mi sarei nemmeno permessa di trattarlo in questo modo.
    Cosa ci vedo di strano? Tutto!

    E l'ho già ampiamente spiegato...

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  8. Ah...che sia un racconto è un racconto del piffero! E non mi sembra un racconto , ma qualcosa mascherato da racconto. E non mi pare la mia sia stata l'unica impressione!

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  9. Mah..la mia lettura mi ha portato a considerarlo qualcosa in relazione a sindromi post parto.
    Leggendo poi i commenti, sembrerebbe che l'intenzione era quella di immaginare un estremo atto (l'infanticidio appunto) come liberazione da una maternità certamente non desiderata o voluta o comunque in qualche modo "subita".
    E' chiaramente un'estremizzazione. Come ci sono i Beta-tipo, ci sono frange estreme anche nel movimento femminista. Interessante sarebbe sapere quale è, secondo l'autrice, il modello "alternativo" di maternità e se esiste.
    a.y.s. Bibi

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  10. Ciao!

    Al di là della provocazione, della ricerca del "noir" e del fatto che sia un racconto di pura fantasia come è ben specificato in fondo al post del racconto... beh, ci ho sentito "cose" pensate veramente. Con tutta sincerità.

    Sarebbe molto bello che la scrittrice del racconto pensasse pure che tutte quelle "robacce"... Beh! Lei le procurò necessariamente anche a sua madre, a sua volta, ai suoi tempi, quando (guarda un po' pure lei) "nacque"...

    La natura è matrigna. Ma pure certe donne.

    Ti quoto Nicole, oh se ti quoto!!!!

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  11. Contrariamente a molti di voi, leggendo il racconto che indiscutibilmente usa termini di cattivo gusto, ho sorriso, non perchè io sia un sadico, ma perchè ho riconosciuto nelle tante descrizioni date dall'autrice, molti aspetti che generalmente hanno avuto tutte le donne che hanno messo al mondo un figlio: il sentirsi il corpo cambiare, la sofferenza, il parto, i timori, la vita cambiata, le attenzioni tutte per suo figlio, ecc. E racconta in modo dettagliato seppur volgare, ogni cosa, tutti i momenti passati, dalla fecondazione alla crescita del bambino. Certo secondo il suo punto di vista la madre è solo una vittima, lei enfatizza solo il dolore, la sottomissione alla società.
    Nel finale c'è una situazione che fa pensare ad un crimine, la morte del bambino, a cui ho cercato di dare una diversa chiave di lettura (spero sia così). La mamma è troppo legata alle attenzioni per il piccolo da non avere più un momento per se stessa (e succede a tutte), forse la mano in bocca indica la fine del pianto, la fine dell'attaccamento morboso del figlio con la madre. La morte di suo figlio potrebbe rappresentare la fine della fase in cui la madre si dedica interamente alla piccola creatura, vissuta con tutte le paure di non saper fare il genitore, e il progredire delle fasi in cui il piccolo è più autonomo, così lei ha più tempo da dedicare a se stessa, riferendosi ai piaceri carnali propri di una donna.
    Chissà se il racconto sarebbe stato lo stesso se il figlio fosse stato femmina?!!

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  12. Io l'ho letto il racconto...prima di leggere il tuo post, il fatto che si dica che è un racconto non mi ha "consolato", è vero nessuno ti spiega cosa significhi diventare mamma ma è anche vero che quando metti al mondo un bambino è naturale che impari ad amarlo...NATURALE...è la natura umana, io amo i miei figli ma devo dirti che, anche se in modo diverso, ho provato un sentimento simile quando ho cresciuto il mio cane (un cuccioletto trovato per strada forse figlio di un cane randagio) quindi, con tutta la comprensione possibile, provare quei sentimenti è DISUMANO, INNATURALE!!!

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