lunedì 7 novembre 2011

Filosofia e Daimon...

Avevo letto in modo superficiale di LUI tempo fa , riproponendomi di ritornarci con più tempo...Un articolo di Daria Bignardi me lo ha fatto riscoprire.
Sto parlando di James Hillman fondatore della ''psicologia archetipica'', da altri definito psicologo o psicoterapeuta indipendente.
Sicuramente anche un grande filosofo che la storia un giorno ci restituirà con più particolare rilevanza.
Mi fionderò a comprare il suo 'recente' bestseller ''Il Codice dell'anima''.
In questo libro lui abbraccia ed espande il concetto di Platone che lui però definisce: ''La teoria della Ghianda''. Si viene al mondo con un destino, perché chiamati.
Riporto fedelmente ora quanto scritto dalla Bignardi:

''Scrive Hillman che: tutti presto o tardi, siamo stati colpiti con la forza di un'annunciazione da una sensazione precisa: eccoquello che devo fare, ecco quello che devo avere.Ecco chi sono. Diventarlo rispettando noi stessi, per metterlo al servizio degli altri, vuol dire compiere il nostro destino, mentre perderci, camuffarci, confonderci, ci porta all'alienazione. Ethos anthropi daimon, il carattere è il destino, diceva Eraclito.''

Già...il Daimon, il nostro spirito.
Ho sempre abbracciato questa teoria di Platone., magari l'ho riadattata secondo una mia personale filosofia a buon mercato. Secondo il filosofo l'anima di ciascuno di noi sceglie un disegno che poi vivremo sulla terra e riceve uno spirito (daimon) , che è unico e personale per ciascuno di noi. Nel venire al mondo ,però non ne abbiamo coscienza perché dimentichiamo tutto. E pensiamo erroneamente di essere stati catapultati qui privi di ogni conoscenza e vuoti. Ma sarà poi il Daimon a tessere e tracciare il nostro destino.

Quindi tutto ciò che ci capita e avviene nel corso della vita è nella maggioranza dei casi una Vocazione.
E per vocazione come sottolinea la Bignardi, non si intende solo la Vocazione al successo.
Può essere vocazione a prendersi cura degli altri a sevire e a lottare per amore della vita.
Il problema di fondo è però riconoscerla o ritrovarla e metterla al servizio degli altri.


Io per esempio ho la vocazione alla passione. E per passione non intendo quella solo di amorosi sensi. Io metto passione persino nel discutere o incazzarmi. Non riesco a far nulla se non ci credo. Peccato però che il mio Daimon non riesca a darmi anche potere di concentrazione e più perseveranza. E quindi mille interessi fanno si che spesso passi da una cosa all'altra non centralizzando e portando a termine ciò che meriterebbe priorità. Insomma devo applicarmi di più. O forse è il mio destino non coltivare...

Comunque per chi fosse interessato, soprattutto se insegnanti e genitori consiglio questa lettura:http://www.edscuola.it/archivio/ped/hillman.htm







11 commenti:

  1. Bellissimo questo pensare che condivido.
    Vorrei aggiungere una cosa:
    spesso è un po' la vita stessa che ci porta fuori dalla strada del "riconoscere" se stessi,
    capita anche che il daemon si risvegli all'improvviso creando non poche difficoltà, una di queste potrebbe essere quella dell'accettarsi, non è mai facile e nemmeno scontato, perché, per esempio, quello che si scopre di se stessi e totalmente discordante da quello in cui si è vissuti fino un attimo prima. Così ci ritrova davanti qualcosa di diverso ma che ci appartiene e da cui non si può sfuggire perchè "non ci piace" e certe volte è proprio dura :D

    da quando ho iniziato a studiare filosofia son scompensata di cervello :D

    bellissimo post

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  2. @najla
    Grazie...
    Sono d'accordo con te sul fatto che il Daimon possa essere latente per poi risvegliarsi in particolari momenti della nostra vita. Questo ci destabilizza e ci manda inevitalbilmente in tilt. Seguire una nuova rotta non è però impossibile. Alla fine è quella migliore.

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  3. Affascinante...
    teoria veramente affascinante, da scriverci un racconto...
    l'idea del Daimon mi ispira...
    Buona serata
    Giulia

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  4. no, certo, nulla è impossibile. Ma come hai detto tu e condivido in pieno, destabilizza.

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  5. Forse il Caos è sulla stessa lunghezza donda...tutto è determinato nulla è determinabile...ma solo per una questione di un quantitativo di variabili indefinite dove per assurdo noi siam parte integrante, dove l'osservatore determina l'evolversi, e dove l'osservatore è allo stesso tempo osservato...insomma mi sono ingarbugliato, o forse no, perchè tutto è determinato anche il destino. ;-)
    P.S.
    Anch'io ho la sindrome della non concentrazione, solo che l'ho sviluppata a mio vantaggio!!!

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  6. Ho passato il link a mia figlia. Spero le possa far piacere leggerlo tanto quanto lo ha fatto a me.
    Un grande abbraccio, enorme

    Joh

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  7. La caratteristica della filosofia "classica" è di esprimere concetti "puliti", semplici. Così è anche la fisica altrettanto classica, quella che tratta il "moto del proiettile" e, elegantemente, esprime il calcolo del punto in cui cadrà il sasso lanciato con la catapulta.
    Chi non conosce la fisica elementare e gli arriva il sasso in testa potrebbe essere tentato di dire che il bernoccolo "era destino".
    Le cose non stanno così e, purtroppo per le nostre meningi, esistono poi dei fenomeni che sono anche mooolto più complicati...

    Lo stesso schema semplicità/complessità vale sul piano sociale. Esistono storie semplici come cappuccetto rosso e altre più complesse. Però è certo che non esistono cose illogiche ma tutte, nessuna esclusa, hanno un loro senso. Anche il nazifascismo aveva il suo senso: infatti ciò che ha originato è stato mostruoso ma non pazzesco.

    La sua mostruosità consiste nel fatto che a monte vi fosse l'idea che per il mondo c'è chi è adatto e chi no mentre invece è più naturale che tutto ciò che esiste è adatto al mondo. Quello che non è adatto, semplicemente, non c'è. Il "daimon", quindi, è un concetto universale. Essere chiamati per dire ad altri "tu no", non è follia ma perversione. La pigrizia è humus.

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  8. Il daimon che permise a Socrate di andare sereno verso il grande ignoto...

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  9. Chissà che daimon gli hanno dato al Berlusca... 'naggia la miseria...

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  10. "compiere il nostro destino"
    Eh si...questo vuol dire di scegliere liberamente quel posto per qualle siamo stati gia scelti.

    chi sostiene che il destino non esiste e la stessa cosa con sostenere che la sua nascita e stata una pura casualita, senza nessuna missione, dunque queste persone sono nate invano, semplici rottami di quello che avrebbero potuto essere. quando si dice che tutti noi abbiamo un destino e la stessa cosa con il dire che abbiamo una struttura specifica.
    ma in realta non esiste individuo senza destino, ma solo individui che non hanno la coscenza del loro destino, che non sono capaci di onorare il loro destino. stare sotto il segno del destino non e un ategiamento passivo, ma anche uno attivo.e un rapporto tra cosa hai da intraprendere e cosa hai da soportare. tutto cio che intraprendi deve essere foccalizato verso il tuo dovere prescelto.desiderare essere un altro, avere un percorso diverso ti butta alla periferia del tuo destino, risolvendo falsi problemi.
    poi il destino non ha solo un efetto negativo, lui sceglie dalle nostre esperienze solo quelle che hanno la posibilita di diventare esperienze formative. la sua negativita e illuminativa e per questo dobbiamo considerarla un privilegio.

    una cosa e certa, il destino sta sopra di noi cosi come il cielo sta sopra il mondo.

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  11. @rabbah

    ''una cosa e certa, il destino sta sopra di noi cosi come il cielo sta sopra il mondo.''


    Bellissima frase che condivido totalmente:)

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