Viviamo per la maggior parte della vita a farci i cavoli degli altri. Alcuni con vera e costante cattiveria, chi per frustrazione, chi per semplice e bonaria curiosità.
Non ne sono esente nemmeno io.
Le rare volte che entro in una Chiesa per esempio, mi faccio i cavoli degli altri. Guardo il modo di camminare, come sono vestiti , insomma mi distraggo alla grande. Tant'è che preferisco entrare in una Chiesa vuota, se la trovo aperta.
Non credo di essere cattiva , o meglio... non credo di essere una persona cattiva a prescindere , nel senso che non studio a tavolino come fottere il prossimo o parlare male e calunniare , chi non sempre mi aggrada. Al limite mi difendo.
Ma soprattutto non giudico lo stile di vita e le appartenenze sessuali di nessuno, se non invasive verso la mia persona o dei miei simili.
Insomma sono riusciti a rovinare persino il funerale di Lucio Dalla.
Era gay e se era gay,perché non l'ha mai detto apertamente?...
Ma c'era e c'è bisogno di urlare al mondo le proprie tendenze sessuali?
Si sapeva benissimo lo fosse. Viveva la sua sfera sessuale ,senza sentire il bisogno di ostentarla.
L'associazione gay ( non tutti) critica questo atteggiamento.Credono che se alcuni personaggi pubblici ammettesero la propria omesessualità, questo sarebbe di aiuto a chi invece la vive di nascosto.
Io credo che ogni caso sia a se...per cominciare.
Come credo che gli uomini di Chiesa, a parte per il Sacerdote, che ha celebrato la messa del funerale e che era amico di Dalla, abbiano ancora una volta mancato ad un appuntamento importante...
Arrivare al cuore della gente senza false ipocrisie.
La diatriba sul definire amico, anzichè compagno chi è stato vicino a Dalla per tanti anni , ha sollevato un putiferio.
Un termine può fare la differenza e l'ha fatta.
Ed è importantissimo per chi resta a piangere chi si è amato.
Gli si dà un identità ed una appartenenza specifica.
Già per la legge che non riconosce le coppie di fatto, non sei niente, figuriamoci se poi la coppia è omesessuale.
Ma è un disagio soprattutto intimo. Chi non ci passa, non può comprenderle determinate cose. Solo il dolore riconosce altro dolore.
Tutto questo avviene perché c'è sempre chi si scandalizza e rompe le palle al prossimo.
E siccome sono la maggioranza, ecco che si crea un malcostume generale.
Lucio Dalla ormai è sopra le cose e le noie di noi comuni mortali...
Noi restiamo quì...con la presunzione ( anche mia)...che la ragione e la verità siano sempre a senso unico. Ci alziamo ogni mattina nelle nostre case di vetro , cercando di scagliare la pietra più grande, il più lontano possibile da noi. Illudendoci spesso di sentirci poi meglio.
Non ne sono esente nemmeno io.
Le rare volte che entro in una Chiesa per esempio, mi faccio i cavoli degli altri. Guardo il modo di camminare, come sono vestiti , insomma mi distraggo alla grande. Tant'è che preferisco entrare in una Chiesa vuota, se la trovo aperta.
Non credo di essere cattiva , o meglio... non credo di essere una persona cattiva a prescindere , nel senso che non studio a tavolino come fottere il prossimo o parlare male e calunniare , chi non sempre mi aggrada. Al limite mi difendo.
Ma soprattutto non giudico lo stile di vita e le appartenenze sessuali di nessuno, se non invasive verso la mia persona o dei miei simili.
Insomma sono riusciti a rovinare persino il funerale di Lucio Dalla.
Era gay e se era gay,perché non l'ha mai detto apertamente?...
Ma c'era e c'è bisogno di urlare al mondo le proprie tendenze sessuali?
Si sapeva benissimo lo fosse. Viveva la sua sfera sessuale ,senza sentire il bisogno di ostentarla.
L'associazione gay ( non tutti) critica questo atteggiamento.Credono che se alcuni personaggi pubblici ammettesero la propria omesessualità, questo sarebbe di aiuto a chi invece la vive di nascosto.
Io credo che ogni caso sia a se...per cominciare.
Come credo che gli uomini di Chiesa, a parte per il Sacerdote, che ha celebrato la messa del funerale e che era amico di Dalla, abbiano ancora una volta mancato ad un appuntamento importante...
Arrivare al cuore della gente senza false ipocrisie.
La diatriba sul definire amico, anzichè compagno chi è stato vicino a Dalla per tanti anni , ha sollevato un putiferio.
Un termine può fare la differenza e l'ha fatta.
Ed è importantissimo per chi resta a piangere chi si è amato.
Gli si dà un identità ed una appartenenza specifica.
Già per la legge che non riconosce le coppie di fatto, non sei niente, figuriamoci se poi la coppia è omesessuale.
Ma è un disagio soprattutto intimo. Chi non ci passa, non può comprenderle determinate cose. Solo il dolore riconosce altro dolore.
Tutto questo avviene perché c'è sempre chi si scandalizza e rompe le palle al prossimo.
E siccome sono la maggioranza, ecco che si crea un malcostume generale.
Lucio Dalla ormai è sopra le cose e le noie di noi comuni mortali...
Noi restiamo quì...con la presunzione ( anche mia)...che la ragione e la verità siano sempre a senso unico. Ci alziamo ogni mattina nelle nostre case di vetro , cercando di scagliare la pietra più grande, il più lontano possibile da noi. Illudendoci spesso di sentirci poi meglio.
Come se io presentandomi a qualcuno dicessi: "piacere sono Nicola e sono eterosessuale". Penso che i miei gusti non è che interessino molto al mio interlocutore.
RispondiEliminaUna bella e condivisibilissima analisi sulla ipocrisia dei troppi che vanno a rimestare nell'intimo degli altri senza nessun rispetto per posizioni che possono essere diverse, ma in ogni caso sono strettamente personali.
RispondiEliminaCiao
Credo che il "marcio" sia nella persona, più che nell'appartenenza ad un gruppo.
RispondiEliminaCi sono mariti gentili e mariti padri-padroni; preti che fanno di tutto per la comunità e preti pedofili; l'errore che molti fanno è quello di fare di tutta l'erba un fascio.
Nicole: ecco come ragiona con piena saggezza una persona intelligente come te.
RispondiEliminaA ciascuno di noi non deve proprio fregare che cosa e come è una persona, è un essere umano, punto e basta.
ps. Anche tu con i libri di Patricia Cornwell. Poichè mi scrivo i titoli dei libri che ho letto per non comprarli di nuovo ti posso dire che me ne sono cibati venti: da "La fabbrica dei corpi" a "Il libro dei morti.
allora, santaromanachiesa al solito fa come quelle casalinghe che quando puliscono il pianerottolo, non raccolgono l'immondizia con la palettina, ma la mettono sotto lo zerbino...per dire che i divieti alle forme del funerale poteva evitarseli.
RispondiEliminaera gay? e allora? è stata la sua vita e ha preteso di non far ficcare il naso a nessuno, l'ha gestita a modo suo; e poi le associazioni gay di che si lamentano? bastano già loro vivi a fare folclore...
Zu, ma quale casa di vetro, basta un minimo di rispetto verso le diversità degli altri, e tutto si tiene insieme...come ha fatto Lucio.
eros
Alcuni non riescono a trovar pace nemmeno dopo morti...
RispondiEliminaUn abbraccio cara Zia...
Ho un amico gay che è fantastico. Lucio era libero di fare e di non dire quello che voleva, come molti altri. Quante cose nascondiamo noi etero, forse peggiori?
RispondiEliminaUn bacione e buon mercoledì!