Stamattina mentre ascoltavo pulendo questo canzone, chissà perché ho ricordato la mia scuola, (tra l'altro ero piccola anche io quando andava questo genere musicale). L'esperienza scolastica più bella che io abbia vissuto fin qui. Quasi per caso molti anni fa, mi sono ritrovata in una seconda elementare per una supplenza di tre mesi. Ero sconvolta, non avevo mai insegnato in una scuola elementare e non sapevo nemmeno da dove iniziare. Guardavo il viso di quei ragazzini che a loro volta mi guardavano stupiti e diffidenti e pensavo di fuggire prima possibile. Erano in pessime condizioni, la loro insegnante avendo avuto problemi di salute li aveva purtroppo trascurati. Un po' perché mi piacciono le sfide, un po' per senso del dovere mi diedi da fare al massimo delle mie possibilità al punto che, dopo l'estate mi riconfermarono per una prima elementare , per tutto l'anno scolastico. Ero felice e spaventatissima. Panico totale, perchè non c'è nulla di più esaltante e difficile di avviare una alfabettizzazione perché tra l'altro eccetto per due di loro, tutti gli altri non erano affatto scolarizzati. Partivo dal nulla come loro. Mi documentai, chiesi in giro, ma alla fine decisi di seguire il mio istinto e le mie reminiscenze scolastiche. Essendo una scuola privata, c'era molto più elasticità nei programmi...programmi che non ho mai condiviso e mai condividerò. Sono i programmi che dovrebbero adattarsi agli studenti e non viceversa, tenendo conto dei tempi e della personalità di una classe.Decisi di seguire un mio personale percorso fatto soprattutto di immagini e disegni. Affascinare e incuriosire i miei alunni e portarli a memorizzare comprendendo. I bambini sono come spugne e assorbono tutti gli input che ricevono. Volevo insegnare divertendo, così come avrei voluto io alla loro età. Non volevo annoiarli, avevo miei personali ricordi di una noia mortale.Ovviamente non fu all'inizio tutto rose e fiori. La Superiora mi guardava in cagnesco e mi cazziava costantemente minacciando il licenziamento. I genitori mi guardavano con diffidenza. Ma forte della complicità e dell'affetto che nutrivano i miei bambini per me, tenni duro. Solo due suore erano dalla mia parte e attendevano con curiosità l'esito dei miei sforzi. In poco tempo insegnai loro a leggere e la Madre Superiora cominciò a guardarmi con altri occhi e a farmi lavorare in pace senza più il suo fiato sul collo. Erano una quindicina di bambini, non molti per fortuna, quindi potei seguirli individualmente applicando persino su ognuno di loro un apprendimento più mirato e personalizzato in parte. Li facevo sedere con i banchi rivolti verso l'enorme finestra e con loro viaggiavo nel mondo della fantasia , descrivendo ogni singolo dettaglio che intravedevo al di là della finestra. E ognuno di loro ad alta voce e a modo suo doveva poi descrivere ciò che vedeva e provava. Fatto ciò , poi dovevano trasformarlo in piccoli pensierini sul quaderno. Ho trasmesso ai miei alunni la mia stessa passione per la lettura , i temi e i racconti. Dopo solo sette mesi di scuola erano in prima elementare già in grado di fare dei piccoli temini sui loro pensieri estemporanei. Alla fine conquistai i genitori e le Suore tutte e mi sentii ancora più libera di 'sperimentare' e realizzare quello che avevo sempre desiderato e cioè una scuola non nozionistica e trasmissiva, ma un laboratorio di comunicazione. Imparare divertendosi , nel rispetto di regole non trattabili. Quando si studiava non ammettevo distrazioni, avevo spiegato ad ognuno di loro che piuttosto preferivo mi si dicesse: Maestra, oggi non mi sento bene e non riesco a concentrarmi, piuttosto che dare fastidio o far perdere il ritmo.Siccome li facevo lavorare molto, allungavo loro la pausa di ricreazione, ricreazione che non scattava come per gli altri alle 10.15 del mattino, ma verso mezzoggiorno. Nell'ora di ricrezione era consentito mangiare, cantare e anche ballare e io lo facevo con loro, ricordo che gli facevo cantare le canzoni da Lucio Battisti a Cesare Cremonini . Scendevo al loro stesso livello. Non mi vergogno nel dire di aver ballato e cantato a squarciagola con loro e di aver scandalizzato la Superiora che mi lasciava fare, solo perché i genitori dei miei alunni mi adoravano. Avevo molti figli di insegnanti i quali erano felici dei risultati prodotti. Con le femminucce parlavo di gossip e trucchi e con i pochi maschietti diventavo un maschiaccio e combattevo immaginarie battaglie. Finita la ricreazione sapevano benissimo che dovevano rimettersi a lavorare senza se e senza ma. Nessuno ha mai sentito i miei alunni nelle ore di studio far casino. I primi tempi le suore mi aprivano la classe di colpo, per timore io li avessi addormentati, tanto erano educati. Insomma li seguii fino in quinta elementare. Li vidi crescere e li amai come figli miei. Non credo vivrò mai più una cosa del genere, sono quelle fortunate sintonie che capitano solo una volta nella vita ed è raro si ripetano. Io amavo loro e loro amavano me. Ho avuto solo alla fine un problema con una alunna per via di una mamma ambiziosa e invidiosa della compagna di banco, che aveva dei aveva dei voti più alti della figlia. Mi spiace anche di un'altra alunna che non ho compreso subito fosse dislessica. Ma non posso lamentarmi tutto sommato,per come oggi è la scuola e per quello che ho poi trovato in seguito.Ho ancora i loro regali conservati nel cassetto. Persino dei biscotti che non ho mai mangiato. Mi riempivano di regali , ma anche io ricambiavo nelle occorrenze. Ricevo da una di loro ogni anno delle cartoline di auguri. La 'mia' Federica che ora è una bellissima signorina, una testa 'matta' come me, la figlia che avrei voluto tanto avere. Ma non li ho più cercati, perché ci sono cose che è giusto finiscano così...Fanno parte di un tutto compreso indelebile nel mio cuore. Sono raramente orgogliosa di me, ma non nascondo che sapere si siano fatti strada negli studi, mi riempe di incommensurabile orgoglio perché ritengo che in piccola parte sia anche merito mio. Mi spiace di averli tediati solo con la mania dell'ordine e dei quaderni curati...Ma si sa, nessuno è perfetto :)Nessuno mi ha più dedicato i pensierini più belli ...nessuno mi ha più fatto sentire bella e preziosa..nessuno mi ha mai amato come loro, per quella che ero. Solo un bambino se non è troppo condizionato riesce ad oltrepassare quell'oltre e a volare con me, perché sono tanto bambina ancora anche io. P.S.Loro sono molto più bravi di me in ortografia...Non sempre si applica, ciò che si insegna;) |
lunedì 6 giugno 2011
Ricordi di scuola e dei 'miei' bambini...
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Si "sente" l'amore per il tuo lavoro (non si dovrebbe chiamarlo così, fare l'insegnante è una vocazione) ed ogni tua parola è impregnata d'amore.
RispondiEliminaSei una donna splendida.
Joh
che bello...
RispondiEliminaIl mio modesto parere è che i tuoi alunni di allora si siano fatti strada negli studi per merito tuo non in piccola parte ma in parte molto più grande perché quella è l'età in cui si apprende prima e meglio.
RispondiEliminaPerché ti ho perso di vista, tu che scrivi cose così delicate? Colpa mia!!!
RispondiEliminaChe bellezza ciò che hai scritto. Io mi sarei emozionato moltissimo, non so se sarei riuscito a trattenere le lacrime per certe cose.. Spero un giorno di poter insegnare anche io.
RispondiEliminaSpesso vivo quelle giornate in cui mi dico, ma che diavolo mi è preso nella testa, anche sottopagato vorrei rimanere nel mondo accademico se fosse possibile.. d'altronde licei e addirittura a livello inferiori, trovi persone totalmente disinteressate alle cose che proponi. Poi ti ritrovi dinanzi a questi racconti e, niente. Non c'è niente da dire.
Che devo pensare?
RispondiEliminamaaa...?
Vorresti ritornare a quei tempi, e magari non da insegnante? che ne sò, per rifare tutto il percorso con nuovi orizzonti...è un mio pensiero,naturalmente. Ma...
Il tempo non si perde mai, ha sempre un ritorno; tutto ciò che ti è mancato sta nel modello di vita che ti sei scelta: giusto o sbagliato che sia stata sin quì.
Quindi senza ripensamenti, dovresti rimetteri in circlo per realizzarti al meglio, comunque, ovunque...O NO?
La foto del post è bella, sbaglierò ma ho l'impressione che sia una foto a te familiare...
Ciao Zulì, eros